Che differenza c’è tra osteria e trattoria?

Che differenza c’è tra osteria e trattoria?

“Andiamo a cenare in osteria! No, meglio in trattoria!”. Può capitare di sentir pronunciare una frase del genere da chi è davvero appassionato di buon cibo. Chi invece si limita semplicemente ad andare fuori a cena (o a pranzo) non sospetta che possano esistere delle differenze anche considerevoli tra queste due tipologie di locali. Ma come si fa a capire quali sono queste differenze, e a quale metro di giudizio bisogna attenersi per scoprirlo? Proviamo a fare chiarezza.

L’origine dei due nomi: trattoria per “trattare” il cibo e osteria per “ospitare”

Partiamo dalla cosa più intuitiva che si possa fare: cercare di capire l’origine dei termini “Trattoria” e “Osteria”. Il termine trattoria è certamente più utilizzato di osteria, e secondo alcuni dizionari per trattoria si intenderebbe un posto più modesto rispetto al classico ristorante, anche se in certi contesti tipici una trattoria può risultare piuttosto esclusiva (quando ad esempio ci inoltriamo nell’universo delle tipicità e della genuinità del prodotto). Anticamente, inoltre, il “trattore” era l’oste, cioè quello che “trattava” i cibi. Da qui il nome della tipologia di locale. Ma allora, se il trattore era l’oste, qual è la differenza con l’osteria? In realtà la parola italiana “oste” somiglia a quella dell’antico francese e alla parola inglese “host”, che significano entrambe “ospite”. L’oste dunque era anticamente chi accoglieva i viandanti che avevano bisogno di un po’ di cibo e riposo. Non si poteva essere troppo esigenti nelle osterie (le antiche “locande”) e bisognava accontentarsi di quello che c’era, anche solo di pane, formaggio e buon vino.  La somministrazione di pasti veri e propri, infatti, non era prerogativa delle osterie di una volta. Erano luoghi in cui si beveva e il cibo, solitamente, serviva per accompagnare la bevuta in corso. Dunque, secondo l’origine dei nomi e la storia, un’osteria dovrebbe essere più alla buona di una trattoria ed essere in grado di fornire un posto letto. In realtà oggi non è più così.

Il capovolgimento dei ruoli nasce dal presidio Slow Food

Nell’autunno del 1990 accade una piccola rivoluzione: il presidio Slow Food pubblica la prima guida alle osterie d’Italia. Da allora sono trascorsi trent’anni, e ogni anno il volume è atteso come una sorta di piccola Bibbia. Il risultato è stato che in questi trent’anni il concetto di osteria si è completamente rivisitato e capovolto: non più un locale alla buona dove fermarsi a “mangiucchiare” ma soprattutto bere vino, come cantava anche Guccini nelle sue canzoni, ma un luogo in cui indugiare ad esperienze culinarie eccezionali. Un’osteria, perciò, al giorno d’oggi, non è sempre così abbordabile economicamente. Basti pensare che uno dei posti più cari in cui mangiare in Italia resta l’”Osteria Francescana” di Massimo Bottura, a Modena, dove si spendono mediamente circa 300 euro a testa per una cena, vini esclusi.

I parametri di cui tener conto: prezzi, ospitalità e qualità del cibo

Una volta messa da parte la differenza storica e sociale tra osteria e trattoria, veniamo alle differenze legate al prezzo. Anche per quanto riguarda la spesa media, nel tempo le cose sono cambiate e anche di molto. Oggi esistono trattorie stellate e osterie economiche e viceversa. Se un tempo il termine Trattoria era inequivocabilmente legato ad un luogo semplice ed economico, oggi non è detto che non ci si imbatta in un luogo elegante e dai prezzi non necessariamente bassissimi. Pensate ad una delle trattorie di pesce più famose d’Italia, la Trattoria La Puraza, ristorante dalla cucina tipica romagnola di mare, che è un vero e proprio gioiellino di eleganza e di accoglienza. A parte qualche eccezione, comunque, in generale, per una trattoria media e del buon cibo, il prezzo non dovrebbe superare i 40-50 euro a testa. I parametri di scelta possono infine variare sulla tipologia di cucina e sulla qualità degli ingredienti (km 0 piuttosto che no).

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