L’Onu e la guerra al Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma, pizza, vino e olio d’oliva?

L’Onu e la guerra al Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma, pizza, vino e olio d’oliva?

L’Onu e la guerra al Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma, pizza, vino e olio d’oliva?

Il documento dell’Onu – che sembra un bollettino di guerra al Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma, pizza, vino e olio d’oliva – forse non è stato interpretato in modo corretto. L’OMS, agenzia dell’Onu che si occupa di salute a livello mondiale, ha smentito la notizia secondo la quale il documento metteva in paragone alcuni alimenti quali Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma, pizza, vino e olio d’oliva alla stessa stregua delle sigarette.

Alla base la verità: L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Onu hanno dichiarato guerra al diabete, al cancro e alle malattie cardiovascolari

Il Parmigiano reggiano, il Prosciutto di Parma, ma anche la pizza, il vino e l’olio d’oliva. Tutti rischiano di fare la fine delle sigarette: tassati, e con tanto di immagini raccapriccianti sulle confezioni per ricordare che «nuocciono gravemente alla salute». L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Onu hanno dichiarato guerra al diabete, al cancro e alle malattie cardiovascolari: i morti per queste malattie non trasmissibili dovranno essere ridotti di un terzo entro il 2030. Come?Consigliando ai governi nazionali di collaborare coi produttori di bevande non alcoliche e cibo per regolamentare al meglio l’etichettatura di alcuni cibi famosi, per informare meglio i clienti durante gli acquisti.

Perché i giornali hanno riportato notizie su un attacco frontale dell’Onu ai nostri prodotti?

Da un paio di giorni diversi giornali italiani hanno scrittto e riportato con preoccupazione e allarmismo la presunta campagna dell’OMS contro “parmigiano, prosciutto crudo, olio e altre eccellenze italiane”. La polemica è cominciata per via di un articolo del Sole 24 Ore pubblicato in prima pagina martedì, intitolato: “Onu, agroalimentare sotto accusa. «Parmigiano e olio come il fumo»”. Nel pezzo non c’è nessuna indicazione sulla provenienza del virgolettato. L’articolo comincia dicendo che «il parmigiano reggiano, il Prosciutto di Parma, ma anche la pizza, il vino e l’olio d’oliva rischiano di fare la fine delle sigarette: tassati, e con tanto di immagini raccapriccianti sulle confezioni per ricordare che “nuocciono gravemente alla salute”». Secondo l’articolo, queste possibilità sarebbero in discussione all’OMS in vista di un’assemblea dell’ONU – in programma a New York per il prossimo settembre – sulle malattie non trasmissibili.

Non è chiaro dove il Sole 24 Ore abbia preso queste informazioni, visto che non cita fonti all’interno dell’OMS né fa riferimento ad atti ufficiali. In molti, approfondendo, hanno concluso che alla base dell’articolo ci fosse un documento chiamato Time to Deliver, pubblicato online lo scorso giugno e contenente le raccomandazioni e le indicazioni di una commissione speciale in vista dell’assemblea di settembre. Il documento, però, non contiene nessun riferimento al Parmigiano reggiano, al prosciutto crudo o a qualsiasi altro prodotto agroalimentare italiano, né tantomeno vengono suggerite tasse o “immagini raccapriccianti”.

Ci sono un paio di passaggi che potrebbero essere quelli da cui è partita la polemica, ma dicono cose molto diverse da quelle riportate dai giornali italiani. A pagina 23 (PDF), si consiglia in modo vago ai governi nazionali di collaborare coi produttori di «bevande non alcoliche e cibo» per quanto riguarda «l’etichettatura e la regolamentazione della commercializzazione» di quei prodotti. Il documento dice poi che i governi dovrebbero «limitare la commercializzazione di prodotti non salutari (quelli contenenti una quantità eccessiva di zuccheri, sale, grassi saturi e trans) ai bambini».

In un ultimo punto, la commissione dell’OMS dice che «incentivi e disincentivi fiscali dovrebbero essere presi in considerazione per incentivare stili di vita salutari, promuovendo il consumo di prodotti sani e limitando la commercializzazione, la disponibilità e il consumo di prodotti non salutari». In una nota, poi, si parla vagamente della possibilità di migliorare le indicazioni sulle etichette per indicare la quantità di sale nei prodotti. Il documento non paragona nessun alimento al fumo né menziona mai i prodotti italiani (come qualsiasi altro tipo di prodotto specifico).

Nonostante questo, l’articolo del Sole 24 Ore – che è ancora online e non è stato corretto né modificato – è stato ripreso senza alcuna verifica da molti altri giornali, a partire dal Corriere della Sera (“Onu contro il parmigiano: troppi grassi e sale”), che cita vagamente il documento dell’OMS e poi attribuisce le informazioni sui prodotti italiani al Sole 24 Ore, riproponendo la teoria delle etichette speciali.

Lo stesso articolo, diversi paragrafi più in basso, riporta però la smentita di Francesco Branca, direttore del dipartimento di nutrizione dell’OMS, all’ANSA: «Le notizie di bollini neri dell’OMS su tale o tale alimento non sono corrette», ha detto Branca, aggiungendo che «l‘OMS non criminalizza determinati alimenti ma raccomanda politiche che promuovano un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi». Branca ha detto che tra le misure suggerite (suggerite) potrebbe (potrebbe) esserci «un’etichettatura dei prodotti in grado di fornire chiare informazioni sul loro contenuto», aggiungendo che «anche le politiche dei prezzi possono essere utili: in particolare, se prodotti non sani sono disponibili a prezzi bassi è più alta la probabilità che il loro consumo aumenti». Contattata dal Post, l’OMS ha confermato la versione di Branca. Non si raccomandano “etichette raccapriccianti” né tassazioni speciali; e in ogni caso non ci sarà nessuna imposizione. Nessuna guerra all’agroalimentare italiano, in pratica.

Molti altri giornali hanno riportato la notizia, in alcuni casi citando nel testo la smentita ma dando conto della presunta battaglia dell’OMS contro i prodotti italiani nel titolo: tra gli altri ci sono stati Repubblica (“Lotta Onu a grassi e sale: “Nuociono gravemente alla salute”. Ma nessuna etichetta per il parmigiano”), Il Fatto Quotidiano (“Parmigiano e prosciutto, polemica per le etichette chieste dall’Onu. Retromarcia: no voto, è dichiarazione politica (per ora)”), il Giornale (“«Il parmigiano come il fumo» L’assurda crociata dell’Oms che penalizza il made in Italy”) e Messaggero (“Guerra Onu a grassi e sale: «Parmigiano e prosciutto come il fumo, serve l’etichetta»”). Gli stessi articoli, in diversi casi, spiegano che anche nel caso in cui l’OMS volesse davvero “dichiarare guerra al Parmigiano”, potrebbe soltanto suggerire delle misure ai governi: non ha nessun potere di imporre tassazioni o etichettature speciali, insomma.

Il rimbalzo della notizia anche su Twitter da parte di giornalisti famosi

Su Twitter, il giornalista di La7 Luca Telese ha aggiunto un ulteriore dettaglio, secondo cui l’ONU vorrebbe «imporre una tassa del 20% su olio, grana, parmigiano e prosciutto». Il tweet è stato retwittato oltre 600 volte: Telese ha spiegato di avere usato come fonte il Sole, dove però non si parla di questa tassa (o meglio: se ne parla come ipotesi avanzata in uno studio scientifico, e non come proposta dell’OMS).

L’articolo del Corriere è stato ripreso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook, dove ha scritto: «All’Onu sono matti, giù le mani dai prodotti italiani». Anche il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha commentato allarmato la notizia, dicendo che «Se così fosse siamo alla pazzia pura. Ritengono che facciano bene alla salute prodotti come la Coca Cola o altri perché light e poi ci condannano il Parmigiano o altri prodotti dell’enogastronomia italiana. Su questo faremo una battaglia molto dura»

L'Onu e la guerra al Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma, pizza, vino e olio d’oliva?

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