Crisi e consumi alimentari, cosa entra, cosa esce dal carrello.

Crisi e consumi alimentari, cosa entra, cosa esce dal carrello.

Ho deciso di scrivere un articolo su come cambiano i consumi alimentari, le abitudini a tavola, su cosa si risparmia, perché questi sono i tempi in cui si rovista nelle tasche e gli spiccioli, vengono buoni anche quelli. Avrei potuto dare i numeri di come calano i consumi, ad esempio, dire che siamo tornati indietro di 20 anni, ma sono numeri, certo, fanno effetto, ma io preferisco parlare delle persone e di come si arrangiano per far quadrare i conti e non far mancare niente a tavola. Ieri a Roma, in un supermercato Panorama in zona Monti Tiburtini, un gruppo di persone ha riempito il carrello e al momento di pagare, in cassa, hanno chiesto di contrattare con il direttore un prezzo sociale.

A Modena, è stato inaugurato l’ Emporio Portobello, un supermercato per famiglie in difficoltà e disoccupati, viene consegnata loro gratuitamente una tessera per fare la spesa durante l’anno e dovranno, in cambio, offrire aiuto, almeno una volta a settimana. Ma io voglio nomi e cognomi, la carne viva di chi tira la cinghia, così decido di postare sulla mia pagina Facebook uno status in cui chiedo di raccontarmi come e dove si va a fare spesa, su cosa si risparmia, a cosa si è rinunciato.

Rispondono subito, alcuni in privato, e mi colpisce l’umiliazione sentita da quelli che sul piatto riescono a portare sempre meno carne, sempre meno pesce, come se la povertà in cui versa questo nostro paese, fosse qualcosa di personale, qualcosa di cui si è colpevoli, e non il risultato di politiche che hanno rafforzato i privilegi di chi aveva tanto e depredato, vergognosamente, chi già faceva fatica. Alessandra, mi dice che non va a fare più la grande spesa all’ipermercato, preferisce acquistare nei negozi più piccoli, quello che serve ogni giorno, per non rischiare di sprecare, sceglie il km 0, le uova, i legumi, il pesce azzurro, le verdure di stagione, il sabato, dolce, una crostata dalla fornaia. Alessia Maria, prima di fare la spesa, guarda i volantini delle offerte, confronta i prezzi, poi compra una cosa qui e una cosa qua. Scrive che fare la spesa è diventato un tour. Esistono addirittura App che ti tengono aggiornato sulle offerte, commenta Alessandro. Emerge una tendenza ad acquistare prodotti alimentari sfusi che si risparmia sui costi di imballaggio. In tanti, inoltre, anziché comprare, imparano a fare da soli, il pane, ad esempio, le confetture, e chi ha spazio intorno casa, ha messo su l’orto. A me, personalmente, è accaduto di mangiare a casa di amici e di andarmene via con quelli che una volta si chiamavano cestini di cortesia. Il cibo è sempre meno legato al consumo e diventa dono, perché è prezioso. Si mangia tanta pasta che costa poco e sazia, si acquistano i tagli meno pregiati di carne e si impara a cucinarli in modo da renderli comunque buoni e saporiti, meno formaggi, meno salumi, Leonardo, prende le strade di campagna e si ferma nelle case dei contadini, quelle con l’insegna di legno scritta a gesso, a prendere il vino e la frutta. Acqua del rubinetto o del distributore automatico del quartiere al posto dell’acqua nelle bottiglie di plastica. Chi non vuole cambiare le proprie abitudini alimentari, risparmia su altro, ha un atteggiamento più attento sugli eccessi di consumo di energia elettrica, ad esempio, oppure come Guglielmina cambia riferimento per l’abbigliamento, scegliendo un negozio più economico. Le ragazze si organizzano, ci si presta le scarpe, e se ne compra un paio in meno, ci si scambiano i talenti, chi è brava con la spazzola sistema i capelli di chi è brava con la manicure. La crisi economica ha decisamente cambiato le nostre abitudini alimentari e sembrerebbe averci orientato positivamente ad un’alimentazione qualitativamente migliore, caratterizzata dall’autoproduzione, dalla sostenibilità ambientale, dalla valorizzazione delle produzioni locali. Ma a questa scelta alimentare alternativa che definirei “consapevole” si contrappone uno stile di consumo degradato, diffuso da realtà commerciali estranee al nostro territorio che distribuiscono cibo di scarsa qualità a prezzi bassissimi. Con i conseguenti futuri rischi di salute pubblica. Questa parola, crisi, che nell’etimologia si porta il significato della scelta, ha fabbricato, come la chiamano alcuni, una depressione globale, un senso di smarrimento generalizzato, di incertezza sul futuro. Scegliere le persone è fare di questa crisi un’opportunità, per scrivere un futuro che se è incerto, allora possiamo scriverlo nel migliore dei modi, tornando ad un’alimentazione come fatto sociale.

Crisi e consumi alimentari, cosa entra, cosa esce dal carrello.