3 milioni di persone mangiano con 155 euro al mese

3 milioni di persone mangiano con 155 euro al mese

E’ stata presentata ieri
8 ottobre la ricerca “La povertà alimentare in Italia”,
realizzata dalla Fondazione per la sussidiarietà e curata da Luigi
Campiglio, pro rettore della Cattolica, e Giancarlo Rovati, docente
di sociologia nella stessa università (Roma, con la presenza del
ministro Scajola e del presidente del Senato, Renato Schifani). Una
indagine che precede la costituzione di un Osservatorio permanente
sulla povertà alimentare in Italia e che per la prima volta incrocia
criteri quantitativi e qualitativi per fornire un quadro esatto
dell’indigenza nel Belpaese, sulla scorta dell’esperienza e dei
dati forniti dalla rete della Fondazione Banco Alimentare (che
raggiunge attraverso oltre 8mila enti circa 1,5 milioni di persone in
difficoltà).

 

Dati allarmanti

 

Partendo dalla
metodologia di recente ridefinita dall’Istat per lo studio della
povertà relativa, i ricercatori hanno stimato la “soglia di
povertà alimentare” sotto la quale una famiglia deve essere
considerata indigente. Tale soglia è di 222,29 euro al mese per
l’acquisto di cibo e bevande (è stata poi riproporzionata per
ciascuna regione, tendendo conto del locale potere d’acquisto). Ed
è questa la somma che ha a disposizione per nutrirsi il 4,4% delle
famiglie residenti in Italia. Ovvero un milione e 50mila famiglia,
vale a dire circa 3 milioni di persone, appartenenti a tutte le fasce
d’età ( i dati sono riferiti al 2007 e quindi potrebbero
peggiorare, vista la crisi del 2009). Eloquenti anche i dati relativi
al dettaglio regionale: l’indigenza colpisce maggiormente le
regioni economicamente meno sviluppate del Mezzogiorno, come la
Sicilia (61-70 assistiti dal Banco alimentare per mille residenti),
la Calabria (46-59) o la Campania (45-56), ma anche del Centro, come
l’Umbria (28-32) o, infine, del Nord, come la Liguria (33-42 ogni
mille residenti), seppure con minore intensità. La Lombardia e il
Veneto sono caratterizzate da una minore incidenza della povertà
(circa 11-21 assistiti).

 

155 euro al mese

 

Le famiglie
alimentarmente povere possono contare su una spesa media equivalente
di 155 euro al mese (cioè nemmeno 39 euro la settimana), a fronte di
dei circa 525 euro impiegati per la stessa ragione dalle famiglie non
povere: la differenza è di 370 euro. Il divario risulta
particolarmente accentuato per alcuni generi alimentari (bevande, oli
e grassi, pesce e gelati, dolciumi e drogheria): è invece meno
sensibile per i farinacei. Il problema riguarda in modo più
drammatico bambini e giovani, anziani e persone sole (ad esempio i
separati). Come si poteva prevedere, molto colpite le famiglie
numerose (se i nuclei hanno cinque componenti e più, sono poveri
alimentarmente nel 10,4% dei casi).

 

Come cresce il disagio

 

Un’ulteriore indagine è
stata poi condotta su un campione di famiglie povere selezionate tra
gli 1,5 milioni di assistiti dalla Fondazione Banco Alimentare, per
mettere in evidenza gli aspetti concreti dell’indigenza: profilo
familiare, caratteristiche anagrafiche e istruzione, relazioni,
condizione lavorativa, abitativa e desideri.

 

Da questa analisi risulta
ad esempio che spesso a causare la caduta in uno stato di povertà
sono eventi critici (nel 30% dei casi problemi di salute o
disabilità; nel 59% la perdita o la mancanza di occupazione; nel 15%
la morte di un familiare o una separazione). Come pure il rapporto
fra povertà alimentare e istruzione: il 33,8% degli indigenti
alimentari ha la licenza media; il 23,9% quella elementare. Sono più
«fragili», insomma, le persone senza alcun titolo di studio.

 

Chi viene aiutato dalla
rete del Banco alimentare è sposato nel 36% dei casi, vedovo nel 20,
divorziato o separato nel 26% dei casi. Quanto alla occupazione, si
tratta di operai (77,6% degli assistiti) e impiegati (8,6%). Non
mancano le casalinghe (all11%) né i disoccupati (al 37%).

 

Infine, le cause di
indebitamento. Nel 20,8% dei casi sono costituite dall’affitto (o
dalle spese condominiali) e nel 25,7% da debiti per bollette (la rata
per il mutuo, molto spesso chiamata in causa, si colloca al 5,9%).

Indagine condotta da
Luigi Campiglio e Giancarlo Rovati per conto della Fondazione della
sussidiarietà. Sarà presentata domani a Roma